A scuola, al lavoro andiamo in bici!

FIAB Modena da sempre sostiene campagne per la diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento per andare al lavoro e per andare a scuola. A Modena è partner del progetto Bike to work promosso dal Comune di Modena. Assieme al Comune di Fiorano Modenese ha realizzato la campagna “M’illumino di più”, per informare i lavoratori su come andare al lavoro in bici, ma in sicurezza.

Ora più che mai il tema si propone come essenziale strategia per risolvere i problemi di spostamento che l’emergenza COVID 19 inevitabilmente ci costringerà ad affrontare: rispetto del distanziamento, difficoltà di utilizzo del trasporto pubblico, ulteriore congestione del traffico qualora la nostra risposta fosse solo l’auto privata.

Urge quindi che le nostre amministrazioni si affrettino a predisporre dei percorsi adeguati per raggiungere più velocemente e in sicurezza i luoghi i lavoro e soprattutto i poli scolastici.

Bici elettrica, monopattini, cargo-bike potranno esserci d’aiuto anche sulle distanze un po’ più lunghe? Se ci proviamo potremmo accorgerci che in bici o a piedi raggiungeremo le nostre destinazioni quasi nello stesso tempo, guadagnandoci in salute, benessere e… portafoglio. Proviamoci!

Paola Busani

La normalità dell’eccezione

Ho avuto, anche nei giorni di quarantena, la possibilità di uscire tutti i giorni e mi sono considerato un privilegiato. Mi sono goduto le strade irrealmente libere e silenziose con la mia bicicletta, a cominciare dal momento in cui aprendo le finestre al mattino ho sentito entrare aria che non sapeva più di gas di scarico. Non ho neppure, per la prima volta in 40 anni, sofferto della mia allergia primaverile!

Modena è una piccola città, gli spostamenti sono raramente oltre i 5 Km, bisogna abitare in una frazione o in qualche comune limitrofo per andare oltre, e in questi casi parliamo poi di 7, 10 Km al massimo. Non occorre essere atleti, io che non sono certo un ciclista allenato, anche se abituato ad usare la bici, facendo alcune prove banali con il gps del telefono mi sono accorto, con sorpresa, di avere rilevate percorrenze con velocità medie di 18/19 Km/h. Ammettiamo pure che si viaggi a 15 Km di media, per fare 5 Km occorrono poco più di 20 minuti, parcheggio compreso! Se poi si usa una bicicletta a pedalata assistita le velocità medie aumentano ed il rischio di arrivare in ufficio sudati sparisce. In auto le medie sono attorno ai 30 Km ora, che diminuiscono ulteriormente nelle ore di punta; se poi aggiungiamo il tempo che spesso si perde a cercare parcheggio, l’auto risulta sicuramente penalizzata nel rapporto tra distanza e tempo impiegato per spostarsi in città. Pensando a quanto ci costa tutto ciò in denaro, tempo sprecato e salute persa, diventa eclatante quanto poco conveniente ed efficiente risulti l’auto in ambito urbano.

Quindi, perché questo non potrebbe diventare normalità ? Perché invece di metterci in colonna con l’auto non proviamo ad usare la bici, o le gambe, per andare al lavoro, a muoverci con calma, goderci la nostra città, viverla, fare acquisti nei negozi di quartiere, fermarci a fare due chiacchiere con un conoscente che non avremmo neppure visto passando in auto?

L’approccio con la città vista attraverso la bicicletta è empatico. Non siamo costretti a subire la strada ed il traffico, possiamo decidere percorsi alternativi senza dover forzatamente preoccuparci di dove parcheggiare. Non si tratta solo di un modo di spostarsi, ma di vivere la città sempre, tutti i giorni, di non avere quartieri residenziali ridotti a dormitori, di non dover sentire la necessità di scappare il fine settimana per sentirsi vivi.

Eugenio Carretti

Ripartire, ma non a costo della salute

La mobilità attiva ciclo-pedonale è un vero e proprio farmaco: per le persone, contrastando le patologie legate alla sedentarietà, e per l’ambiente, riducendo le emissioni di gas nocivi

La Pianura Padana è una delle regioni più inquinate d’Europa e la ripresa delle attività produttive e della libera circolazione, rischia di portarci a livelli di inquinamento anche superiori a quelli precedenti .

Questo è preoccupante se consideriamo il contesto nazionale (l’Italia è il Paese con uno dei più alti tassi di motorizzazione a livello europeo) e locale (a Modena il 45% degli spostamenti nel contesto urbano avviene con l’automobile per distanze inferiori a 2,5 km) .
Come Associazione di Medici impegnati per la tutela della Salute e dell’Ambiente sottolineiamo quanto pesanti siano le ripercussioni per la salute di un tale scenario .

L’Agenzia Europea per l’Ambiente riporta che nella sola Italia ogni anno muoiono circa 80.000 (ottantamila!) persone per le polveri sottili.
L’inquinamento atmosferico è anche il principale responsabile dell’emergenza climatica, che sta minacciando direttamente e indirettamente la sopravvivenza della specie.

Ma questi numeri, noti da tempo, non destano la stessa preoccupazione e, conseguentemente, l’urgenza di azioni di contrasto, che ha suscitato la pandemia da COVID-19.

È ampiamente dimostrato il ruolo dell’inquinamento atmosferico nell’insorgenza di gravi patologie croniche polmonari, cardiovascolari e neoplastiche. Queste patologie, fortemente diffuse nei paesi occidentali ed in particolar modo tra la popolazione anziana, sono tra le prime cause di mortalità e morbosità e vedono come corresponsabile la sedentarietà. L’evitarla consentirebbe di ridurre significativamente l’incidenza di quelle stesse patologie croniche favorite dall’inquinamento: obesità, dislipidemia, diabete, ipertensione, patologie cerebro-cardiovascolari (come ictus ed infarti), polmonari croniche e tumorali.

Tutto questo a costo zero, anzi con un ingente risparmio in termini di spese per farmaci, ricoveri, prestazioni sanitarie e assistenziali in senso più ampio (pensiamo ai costi umani, sociali ed economici dell’assistenza ad un malato cronico come un diabetico in dialisi).

Si stima che 17.600 morti all’anno sarebbero facilmente prevenibili se si adottasse uno stile di vita più attivo. Il totale dei costi per l’inattività fisica per il SSN sono stimati intorno ai 12,1 miliardi di euro all’anno, pari all’8,9% della spesa totale .

Un’ulteriore e importante considerazione è che queste patologie croniche non sono solo le principali cause di morte in occidente, ma sono anche le principali co-patologie che determinano la “fragilità” (frailty), cioè una diminuzione delle riserve funzionali dei vari organi e apparati, con scarsa capacità di rispondere ad eventi stressanti eccezionali, ad esempio, una grave infezione.

Questo risulta evidente dai dati di mortalità da Covid-19 concentrata in quei pazienti già “indeboliti” da una di queste co-patologie .
Sedentarietà ed inquinamento dovrebbero quindi essere in cima alla lista dei “nemici” della Salute pubblica e del Benessere della Comunità in un’ottica di medicina preventiva.

La mobilità attiva ciclo-pedonale si configura quindi come un vero e proprio farmaco ed uno strumento efficace in grado di implementare la “resilienza” (ovvero la capacità di adattarsi e resistere ad eventi negativi) a livello:

  • individuale: contrastando le patologie da inquinamento e sedentarietà
  • globale: per ridurre le emissioni gas clima-alteranti responsabili dell’emergenza climatica che secondo The Lancet sarà la principale minaccia per la salute del XXI secolo .

Per queste considerazioni, sosteniamo fermamente le proposte di ridisegnare una città che metta al centro le persone, il loro benessere e bisogni.
Quindi: città verdi, con spazi per una mobilità attiva in un contesto sicuro (zone 30) e piacevole. Questo sarà possibile solo se vi saranno scelte politiche precise e coraggiose nel non riproporre soluzioni di stimolo all’economia superate e nocive per la salute dell’ambiente e delle persone.

La crisi sanitaria globale determinata dalla pandemia da Covid-19 ha reso drammaticamente evidente come non è possibile alcuna attività economica e sociale senza la salute della popolazione.

Allo stesso modo la ricerca scientifica ci dimostra come non è, e non sarà, possibile mantenere un adeguato livello di salute della popolazione se non ci si prenderà cura anche dell’ambiente che ci ospita.

Francesco Soci
ISDE, Medici per la Salute e l’Ambiente

INFOBICI 49 – Maggio 2020 – #primalabici – la città vuota e come tornare a viverla

INFOBICI 49 – Maggio 2020 
#primalabici – la città vuota e come tornare a viverla

In questo numero:

  • La normalità dell’eccezione
    Eugenio Carretti – Presidente Fiab Modena
  • Ripartire, ma non a costo della salute
    La mobilità attiva ciclo-pedonale è un vero e proprio farmaco: per le persone, contrastando le patologie legate alla sedentarietà, e per l’ambiente, riducendo le emissioni di gas nocivi
    Francesco Soci – ISDE, Medici per la Salute e l’Ambiente
  • Perché serve una rete ciclabile d’emergenza
    Facile da attivare, richiede solo pochi interventi sulla segnaletica e offre una valida alternativa all’uso dell’auto, particolarmente importante in questo periodo
    Giorgio Castelli
  • Più auto per tutti?
    Incentivare l’uso dell’auto come modalità ottimale per muoversi in piena sicurezza e protezione è un po’ come ballare sul Titanic che affonda
    Ermes Spadoni
  • A ruota libera. 1 – Solo un segno bianco sull’asfalto
    Rubrica a cura di Luana Marangoni
  • Dalle briciole all’ “omile” (1)
    Se gli stanziamenti per la mobilità riservano solo elemosine per la mobilità sostenibile, le nostre città rischiano di diventare luoghi ostili alla salute e alla socialità
    Lorenzo Carapellese – Urbanista per Fiab Modena

(1) Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

  • Da #restiamoacasa a #restiamovivi
    Dopo il lockdown, che ci ha confinato nelle nostre case, è arrivato il tempo di esercitare una libertà attenta e consapevole, il tempo della responsabilità personale
    Mirella Tassoni
  • A ruota libera 2 –La ville du quart d’heure
    È un modo di vivere post-auto quella sognato da Anne Hidalgo, la Sindaca di Parigi rieletta quest’anno per la seconda volta, grazie anche alla sua campagna “la città dei 15 minuti
  • A scuola, al lavoro andiamo in bici!
    FIAB Modena da sempre sostiene campagne per la diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento per andare al lavoro e per andare a scuola. A Modena è partner del progetto Bike to work promosso dal Comune di Modena. Assieme al Comune di Fiorano Modenese ha realizzato la campagna “M’illumino di più”, per informare i lavoratori su come andare al lavoro in bici, ma in sicurezza.
    Paola Busani
  • Bici, tempo e portafoglio
    Basta fare un po’ di conti: nei confronti dell’automobile, la bici è molto competitiva sia in termini di tempi di spostamento che in termini di spesa
    Piero Busso
  • A ruota libera. 3 – Non siamo mica Copenaghen!
    Ora che la necessità di distanziamento interpersonale, nella fase di Covid 2, comporterà il pericolo di un uso ossessivo ed indiscriminato del mezzo privato, Nonantola ci prova.

Mobilità agile

Lo sguardo degli anziani in fila nei supermercati con guanti e mascherina, mi ha ricordato quello serio e fiero dei modenesi ai funerali delle vittime dell’eccidio delle Fonderie. L’epidemia, come l’eccidio, ci ha sbattuto in faccia le diseguaglianze sociali, ma ha fatto crescere l’autostima collettiva e gli italiani hanno mostrato la loro parte migliore.

Le sofferenze e la coesione del dopoguerra hanno prodotto distretti produttivi e servizi sociali tra più significativi d’Europa, il cresciuto senso di comunità e di autostima di oggi possono portare ad una straordinaria redistribuzione delle risorse e alla riorganizzazione degli spazi di vita collettivi.

Il lockdown, che ha diffuso il “lavoro agile” che languiva da anni, ha anche ricordato l’emergenza climatica, mostrandoci il valore della socialità, del silenzio senza auto, del possibile ritorno della natura in città.

Oggi sono necessari amministratori illuminati che, come nel dopoguerra, sappiano leggere e interpretare i bisogni di cambiamento, con coraggio e visione del futuro. I sindaci di Milano, Bologna e Reggio Emilia, ad esempio, riorganizzano i quartieri, gli spazi pubblici e la mobilità, per far fronte ai nuovi bisogni di socialità e salute.

La FIAB ed altri intellettuali hanno invitato il Comune di Modena a ripensare l’uso delle infrastrutture e degli spazi collettivi, per garantire una diversa socialità, una mobilità “più agile” e un’aria più pulita, proponendo sia interventi d’emergenza, che progetti di lungo respiro.

Il Sindaco non ha ancora risposto e lavora alla Motor Valley e alla ciclabile che unisce i musei Ferrari di Modena e Maranello e l’assessora Filippi ha ancora il foglio bianco. Non chiediamo la stessa visione profetica del dopoguerra, ma speriamo almeno in un attento ascolto.

Il contagio non aspetta

Contiamo i giorni e le settimane, ormai quasi un mese aspettando proposte. Ci stiamo chiedendo del perché di questa immobilità politica di fronte ad una fase emergenziale da affrontare appunto come un’emergenza: tempestivamente. Il 24 aprile abbiamo inviato una prima proposta Mobilità post-Covid 19 al Sindaco e all’ Assessorato di competenza; proposte che snocciolavano alcuni degli itinerari, dei percorsi e dei punti nodali dai quali partire, per tutti quei modenesi che avrebbero iniziato a vivere la città nella “fase 2”.

Le proposte che abbiamo definito “molta resa con poca spesa” sono di veloce realizzazione e di economica fattibilità. In particolare riguardano: il cavalcavia Mazzoni da destinare solamente ai mezzi pubblici, ciclisti e pedoni; gli assi di via Morane, di Via Buon Pastore, di Via Luosi, di via Emilia Ovest su cui, senza togliere particolare spazio alla sede stradale, si può realizzare una ciclabile mono direzionale; il collegamento tra via Ciro Menotti e corso Canalgrande ove si prevede di regolarizzare, per i ciclisti, l’uso della corsia degli autobus; e il centro storico per il quale si ribadisce la richiesta di permettere ai ciclisti di percorrere alcuni tratti di sensi unici per le auto, apponendo la segnaletica “divieto di accesso eccetto biciclette”.

L’intento era quello di dare la possibilità ai cittadini di poter scegliere l’alternativa più diretta e sicura agli abituali spostamenti in auto e con i mezzi pubblici, evitando assembramenti, la congestione delle strade ed un ritorno galoppante all’inquinamento atmosferico. Insieme a noi molte altre associazioni stanno tentano di risvegliare l’intorpidimento amministrativo “a colpi” di lettere, documenti, proposte…intanto si inizia a parlare di “fare 3”.

Proposta per la realizzazione rapida ed economica di Dorsali ciclabili di emergenza

FIAB ha sottoscritto questa proposta di Federico Zanfi (architetto e docente di urbanistica, Politecnico di Milano) , Luca Lombroso, (meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale) e Matteo Agnoletto, architetto e docente di composizione architettonica, Università di Bologna

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All’attenzione del Sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli

e dell’Assessora all’Ambiente e alla Mobilità sostenibile Alessandra Filippi

Modena, 9 maggio 2020

 

Proposta per innovare la mobilità urbana modenese nella Fase 2 mediante la realizzazione rapida ed economica di Dorsali ciclabili di emergenza

Un patto tra Amministrazione, aziende e cittadini raccontato in 7 punti

  1. Un contesto critico da interpretare in modo Ci attende una fase di convivenza col virus Covid-19 presumibilmente lunga e di cui non è oggi possibile mettere a fuoco tutte le caratteristiche. Ciò che sappiamo è che durante questa fase, oltre alla ripresa graduale delle attività, dovremo adottare nuovi stili di mobilità e di frequentazione degli spazi esterni che consentano sia i movimenti indispensabili sia i minimi livelli di interazione sociale, ma garantendo il necessario distanziamento tra individui. Ciò avrà ricadute importanti sull’organizzazione della mobilità urbana, poiché la capacità dei sistemi di trasporto pubblico locale sarà fortemente limitata dalle disposizioni di prevenzione sanitaria. Se la domanda di mobilità individuale che ne deriverà non sarà governata e indirizzata, concorrerà rapidamente a generare livelli di congestione, incidentalità e insalubrità nelle nostre città e nei nostri territori urbanizzati maggiori di quelli precedenti all’emergenza e al lockdown.

 

  1. Rete di Mobilità di Emergenza come infrastruttura fondamentale per la “ripartenza”. Una trentina di associazioni e diversi esponenti del mondo della ricerca hanno sottoscritto una lettera indirizzata al Governo, alla Commissione Colao e ai vertici di ANCI in cui si avanzano proposte relative alla mobilità urbana per la Fase Tra queste, la più incisiva riguarda la realizzazione di “Reti di Mobilità di Emergenza” (RME) che consentano di muoversi in sicurezza nelle città italiane senza automobile, cioè camminando, pedalando o impiegando altri dispositivi di micro- mobilità quali monopattini o deambulatori. Reti che attraversino lo spazio urbano riducendo la quota di suolo pubblico oggi dedicata al transito e alla sosta delle automobili, che mettano in connessione i principali quartieri residenziali con i principali luoghi del lavoro e dei servizi, e che si realizzino mediante opere leggere, reversibili e di rapida attuazione (il manuale della RME fornisce esempi concreti di segnaletica orizzontale e verticale low-cost e stima un costo di realizzazione chilometrico di appena 8.000 € per i nuovi percorsi).

 

  1. Gli aiuti del Governo, le iniziative delle Amministrazioni locali, lo scenario In linea con questa iniziativa la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli ha annunciato un ventaglio di misure che vanno nella direzione di incentivare scelte modali più sostenibili dal punto di vista sanitario e ambientale – in particolare modifiche al Codice della strada che consentano di realizzare RME in via transitoria – e diverse città si sono già mobilitate entro tale prospettiva. Milano e Bologna, tra le altre, hanno disposto importanti strategie di adattamento delle proprie reti ciclabili, sia prevedendo nuovi percorsi sia rivedendo le priorità di cantieri già pianificati. Fuori dall’Italia lo scenario è ancor più maturo. Berlino ha allargato le corsie della propria rete ciclabile per aumentarne la capacità e consentire il distanziamento individuale (e il Ministro della Salute tedesco ha raccomandato a tutti i lavoratori di muoversi il più possibile a piedi o in bicicletta). Bruxelles e Parigi hanno dato precedenza a pedoni e biciclette riducendo la velocità in estese porzioni delle loro aree urbane, trasformandole in zone lente a 10 e 20 km/h (e a Parigi Anne Hidalgo è nettamente in testa al primo turno, anche grazie alla sua politica pro-bici, che è stata uno dei temi centrali della campagna elettorale).

 

  1. A Modena: il quadro della mobilità urbana e le proposte per la Fase 2 già in campo. A Modena il quadro è molto diverso. L’automobile privata costituisce la modalità di movimento prevalente (oltre i due terzi degli spostamenti giornalieri), anche per distanze brevi (il 45% dei tragitti compiuti in auto nell’area urbana non supera i 2,5 km), con effetti noti in termini di qualità dell’aria e Meno di un terzo degli spostamenti si rivolge poi a modalità sostenibili, tra cui circa un 10% dei tragitti effettuati in bicicletta – un dato importante, che tuttavia non ha conosciuto incrementi negli ultimi anni e secondo i rilevamenti di FIAB è in calo. Una significativa domanda di mobilità proviene infine dagli abitanti dei comuni di cintura che quotidianamente gravitano sul capoluogo. Per tutti questi utenti della strada, a fronte di una drastica riduzione del trasporto pubblico – l’amministratore di aMo Andrea Burzacchini ha indicato una serie di provvedimenti che ridurranno la capacità complessiva del servizio nella Fase 2 al 30% di quella attuale –, è urgente pianificare e agevolare uno spostamento della domanda oggi rivolta all’automobile verso soluzioni di mobilità più attive e sostenibili, sul modello della RME (anche per distanze nell’ordine degli 8-10 km, contando sulla diffusione delle biciclette a pedalata assistita). In questa prospettiva, la stessa FIAB ha proposto alcuni interventi puntuali per potenziare le infrastrutture a sostegno della ciclabilità in alcuni nodi e lungo alcuni assi di particolare criticità, così da rendere meglio accessibili alcune zone residenziali e alcuni poli di attrazione di traffico oggi non serviti.

 

  1. Una prospettiva di reinfrastrutturazione estesa all’intera città: le Dorsali. Qui si propone di riflettere su una prospettiva d’azione più sistemica e ambiziosa, e di considerare la ripresa che ci attende nei prossimi mesi come l’occasione storica per anticipare mediante soluzioni leggere un sistema di mobilità alternativo all’automobile esteso all’intera città. La rotta lungo la quale compiere questo salto di qualità è peraltro già Il Consiglio Comunale ha deliberato nel febbraio 2019 un Documento di indirizzi per il nuovo Piano Urbanistico Generale nel quale si prevede una strategia di reinfrastrutturazione della città basata su una griglia di Dorsali ciclabili, che si propongono di fornire un’alternativa praticabile all’automobile nei percorsi casa-lavoro e casa-scuola. Tali Dorsali – già recepite nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS 2030) adottato dalla Giunta nel marzo 2019 – collegano le aree industriali, artigianali e i grandi attrattori di mobilità (come ospedali, università, plessi scolastici e centri direzionali) con i principali quartieri residenziali e si estendono fino alle frazioni. Sono percorsi rettilinei e prioritari, pensati sul modello delle “superstrade ciclabili” che diverse città europee hanno realizzato in anni recenti: prevedono corsie dedicate e mono-direzionali, con linee di arresto avanzate per le biciclette ai semafori, e sono realizzate nella carreggiata stradale e non più sul marciapiede (liberando quindi spazio pubblico per la mobilità pedonale di prossimità e per i nuovi dehors, indispensabili per molte attività nella Fase 2).

 

  1. Attuazione prioritaria mediante collaborazioni pubblico-private. Tutti gli sforzi e le risorse relativi alle infrastrutture per la mobilità sostenibile dovrebbero nei prossimi mesi concentrarsi sulla costruzione rapida di questo sistema, nella sua L’estate può consentire di portare a termine un cantiere diffuso e dotare Modena, in tempo per la ripresa scolastica di settembre, di una infrastruttura ciclabile low-cost sicura ed efficiente. “Temporanea”, certamente, ma diffusa e articolata secondo un disegno di struttura complessivo e quindi in grado di compensare l’accresciuta domanda di mobilità individuale che, laddove l’alternativa è meno praticabile, si rivolgerà gioco forza all’automobile. Due modalità di finanziamento e di attuazione coordinate potrebbero essere decisive per il raggiungimento di tale obiettivo. Da un lato l’Amministrazione, oltre a coordinare su questo progetto gli uffici comunali come ha dimostrato di saper fare in occasione del concerto Modena Park nel luglio 2017, dovrebbe riorientare verso la realizzazione delle Dorsali ciclabili di emergenza una parte degli investimenti già stanziati per altre opere infrastrutturali – anche ciclabili – più costose e meno prioritarie. Da un altro lato, i soggetti più robusti del mondo delle imprese e della distribuzione commerciale che si trovano localizzati nelle aree servite dalla rete ciclabile in questione potrebbero “adottare” – individualmente o consorziati – la Dorsale dalla cui realizzazione sarebbero maggiormente beneficiati (riorientando nella forma di un cofinanziamento a opere di pubblica utilità il loro impegno in Responsabilità Sociale o le più consolidate azioni di marketing nello spazio urbano, come le installazioni nelle rotatorie stradali). Il tratto di via Emilia Ovest tra l’Ottavo campale e la Fiera (4 km), su cui si attestano numerose importanti aziende – aziende per cui la difficoltà nel reperire aree a parcheggio per i propri dipendenti rappresenta talvolta un limite all’espansione delle attività produttive – potrebbe essere un rilevante progetto pilota da sviluppare insieme.

 

  1. La necessità di una ripartenza nel cambiamento: un patto nuovo. Sarebbe un errore considerare la ripartenza che auspicabilmente ci attende nei prossimi mesi come un ripristino del modello di funzionamento urbano che La discontinuità provocata dalla quarantena che ci stiamo lasciando alle spalle dovrebbe ispirare una ripartenza nel segno del cambiamento, e precisamente nel segno di un patto tra amministratori, aziende e cittadini per un migliore uso dello spazio stradale. Un nuovo patto in cui si tratterà – rispettivamente – di ripensare le previsioni in termini di investimenti pubblici, le prassi di organizzazione della mobilità dei dipendenti e dei clienti, e le proprie abitudini negli spostamenti quotidiani. Un’adeguata infrastruttura deve necessariamente anticipare e stare alla base di questa innovazione. I vantaggi non sarebbero solo quelli, importanti e noti, relativi alla salubrità, all’efficienza e al benessere complessivi dell’ambiente urbano. Il ripensamento dello spazio pubblico stradale nelle forme qui suggerite accrescerebbe la capacità di tutti i cittadini – in tutte le fasi della loro vita – di muoversi col proprio corpo nella città, contribuendo alla riduzione delle disuguaglianze socio-spaziali e all’accrescimento dell’autonomia dei soggetti vulnerabili (in particolare dei più anziani, dei disabili e dei più giovani) su cui la società civile tutta – istituzioni, ma anche cittadini, imprese e terzo settore – è ingaggiata da tempo e che guadagnerà rilievo nella fase post-Covid. Precisamente quello di cui abbiamo bisogno per rendere meno fragili le nostre forme di organizzazione urbana, di fronte a un futuro in cui l’incertezza e la vulnerabilità, non solo a causa della pandemia, assumono tratti di inedita radicalità.

 

Federico Zanfi, architetto e docente di urbanistica, Politecnico di Milano

Luca Lombroso, meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale

Matteo Agnoletto, architetto e docente di composizione architettonica, Università di Bologna

 

Con il sostegno di
FIAB Modena Ambiente e Bicicletta Medici per l’Ambiente –
ISDE Modena
Fridaysforfuture Modena
Ingegneria Senza Frontiere – Modena

Regione Emilia Romagna: briciole alla mobilità sostenibile

E poi c’è la questione degli stanziamenti per le infrastrutture, che a partire dalla Regione per finire a Modena, privilegiano ancora una volta quelle direttamente rivolte alla “immobilità automobilistica” e bisogna dirlo forte contro quella non motorizzata. Ovvero investimenti ancora una volta sostanziosi per rotonde, by pass, bretelle, allargamenti di sezioni stradali per “fluidificare “il traffico che sono “contro” la mobilità!

Sono contro la salute, sono contro la libertà di movimento! Sono contro le disabilità motorie, la cecità, la sordità, la vecchiaia, la giovinezza, i bambini, le disabilità psichiche, i lavoratori, le donne!  E sono contro anche il trasporto pubblico! Possibile che ancora siamo al finanziamento di infrastrutture che invece di contenere il traffico motorizzato lo alimentano? Che invece di prevenirlo lo stuzzicano?

Per sommi capi questi i finanziamenti annunciati dalla regione

  • 5,3 Miliardi (78%) – infrastrutture stradali tra cui il passante di Bologna, e i nodi di Rastignano e Casalecchio, le tangenziali di Mirandola e Forlì, l’hub portuale di Ravenna ed altre strutture stradali da Piacenza a Rimini per snellire il traffico ed abbattere lo smog
  • 1,4 Miliardi (20%) – Trasporto Pubblico
  • 134 milioni (2%) – mobilità non motorizzata ed efficientamento energetico

Insomma, di fatto un’elemosina per la mobilità sostenibile: quando tutte le città padane (ad  esempio) sono senza marciapiedi degni di questo nome che a fatica raggiungono sì e no il metro di larghezza. Marciapiedi senza manutenzione da decenni, costruiti con tutti i materiali possibili ed immaginabili, che ti fanno scivolare con la pioggia, che ti fanno strascicare per la rugosità, inciampare per crepe e dislivelli eccessivi con la sede stradale, impossibili da praticare per chi è sulla sedia a rotelle o è anziano. Che non ti permette di prendere per mano tuo figlio, neanche abbracciare tua moglie e la fidanzata tanto son striminziti e oltretutto anche ciclopedonali in entrambi i sensi di marcia!

Strade e viali senza panchine (e ce ne vorrebbe almeno una ogni 400 mt), a volte senza alberi e verde. Non ci sono piazze nelle aree costruite negli ultimi 70 anni, né fontane e fontanelle. Aree pedonali solo nei centri storici, aree a traffico limitato solo a ridosso di quest’ultimi. Non ci sono portabiciclette neanche nelle stazioni; nei centri commerciali sì e no poche decine e solo quelli che ti devi ribaltare con il culo in aria per legare la catena e neanche vicino alle scuole, alle biblioteche, in tutte le zone residenziali e per uffici, nei pressi degli impianti sportivi, di fronte ai tribunali, all’ospedale ed alle ASL.

Ancora finanziamenti che paiono beneficiare solo e soltanto le (solite) imprese di costruzione, senza nessuna ricaduta di lungo termine  sul tessuto economico e sociale, anzi contro l’economia ed il sociale! La proposta in via di realizzazione a  Parigi di una città a 15 minuti, ovvero dove entro questo tempo  di percorrenza puoi trovare  e soddisfare i tuoi bisogni quotidiani sarebbe destinata al fallimento se non si investisse appunto sulla riqualificazione dei marciapiedi e sulla ciclabilità (e di tutto quello che c’è sotto – dalla posa della fibra ottica, alle linee elettriche, fogne, gas etc), di aree a zone trenta e ed anche 20, di isole ambientali, di alberature, di spazi pubblici.

E per fare questo ci vogliono soldi e tanto lavoro: lavoro manuale, di progettazione architettonica ed ingegneristica, di progettazione di paesaggio urbano, di ricerca per nuovi materiali e nuove soluzioni che tengano conto della compatibilità ambientale, del climate change………E ci vogliono anche grandi oltre a quelle medie e piccole. Ci vogliono anche tanti “archigiani!

Insomma, per chi vuol vedere e non è attratto solo dal potere dei soldi e da una cultura che guarda solo ai bisogni ed alla soddisfazione dei soliti noti, dal brum brum, dalla velocità, dal parcheggio sotto casa e dappertutto, dobbiamo ribadire e far presente con forza che  già da tempo c’è un mondo nuovo, una prateria di bisogni urbani di almeno due generazioni di cittadini insoddisfatti ed almeno altre due di quelle che verranno. Cittadini che vogliono una città che non sia solo e prevalentemente per il traffico motorizzato, ma per le persone. Se permettiamo che si vada avanti “business as usual”ci ritroveremo delle città che potranno solo chiamarsi omile1, giusto per non confonderle con altre più dignitose comunità del regno animale.  Meglio allora il gattile o il canile ed anche l’ovile che nel confronto vincerebbe di gran lunga quest’ultimo.

 

1Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

Lorenzo Carapellese – Urbanista
Componente del Direttivo FIAB Modena

#PRIMALABICI: un decalogo per posti di lavoro bike-friendly

Nell’ambito della campagna #PRIMALABICI lanciata da FIAB per promuove l’uso della bicicletta negli spostamenti quotidiani come mezzo sicuro e sostenibile per se stessi e gli altri, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta mette a disposizione delle aziende un Decalogo con utili indicazioni per rendere i luoghi di lavoro bike-friendly così da incentivare il bike-to-work tra i lavoratori.

L’iniziativa, rivolta a tutte le aziende pubbliche e private di ogni dimensione, è supportata dall’immagine aggiornata della campagna CASA-LAVORO, PRIMA LA BICI! Attraverso il Decalogo per aziende bike-friendly (che trovate in allegato in fondo all’articolo), FIAB fornisce in modo chiaro e sintetico indicazioni pratiche per aziende di ogni dimensione. Cosa serve a chi sceglie di andare al lavoro in bici? Parcheggiare in sicurezza e potersi cambiare. Ma occorre anche motivare con adeguata comunicazione e incentivi mirati.

Il vademecum tratta ciascun aspetto con soluzioni dal livello minimo a quello  buono e ottimo, dagli interventi basilari fino a iniziative più strutturate. Un esempio? All’esigenza di parcheggiare la bici, l’azienda può rispondere con l’installazione di rastrelliere adeguate (intervento minimo), fornire in aggiunta una tettoia (intervento buono), oppure predisporre un locale chiuso dove riporre le biciclette attrezzato per piccole riparazioni (intervento ottimo).

«Anche l’OMS raccomanda di muoversi in bicicletta per garantire il distanziamento sociale e mantenersi in salute – ricorda Alessandro Tursi, presidente FIAB – Senza salute, come abbiamo visto, non c’è economia ne ripresa. Ecco perché tendiamo la mano alle aziende per accompagnarle nelle politiche di responsabilità sociale. Aziende e sindacati assieme possono fare la propria parte per il comune obiettiva del benessere dei lavoratori, e quindi anche dell’azienda e della collettività».

In tema della sicurezza è fondamentale anche nel bike-to-work e l’impegno di FIAB negli anni ha portato ad esempio, nel 2016, al riconoscimento INAIL dell’ infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta.  Le aziende, inoltre, possono offrire ai dipendenti, come incentivo, la polizza RC per spostamenti in bici. Un’interessante soluzione è l’adesione a CIAB-Club Imprese Amiche della Bicicletta (partner della campagna CASA-LAVORO, PRIMA LA BICI!) che prevede la copertura assicurativa RC per tutti gli spostamenti in bici dei dipendenti. In alternativa, l’azienda può assicurare ciascun dipendente mediante il tesseramento individuale a FIAB, che include la copertura assicurativa RC Bici per danni a terzi provocati in bicicletta.

 

Piano di azione per la realizzazione urgente di una Rete di Mobilità d’Emergenza (RME) a Carpi

Alla cortese attenzione

Sig. Sindaco di Carpi
Dott. Alberto Bellelli

Sigg.ri Assessori
Arch. Riccardo Righi
Ing. Marco Truzzi

 

OGGETTO: Piano di azione per la realizzazione urgente di una Rete di Mobilità d’Emergenza (RME) a Carpi.

La sede modenese di FIAB Onlus (Federazione Italiana Ambiente e Biciclette) ha inviato al Comune di Carpi, venerdì 24 aprile 2020, il Piano di azione per la mobilità urbana durante l’emergenza Covid 19, con suggerimenti tecnici per impostare urgentemente a Carpi una “Rete di Mobilità di Emergenza – RME”.

Suggerimenti e soluzioni che, in sintonia con le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità, aiutano ad affrontare la “Fase 2” della strategia di lotta contro il Covid 19.

Nella lettera si rappresentava la disponibilità della rete di volontari Fiab Onlus esperti in mobilità a supportare la Amministrazione di Carpi per la creazione della Rete di Mobilità di Emergenza – RME.

Abbiamo pensato di redigere una proposta, visto l’avvio della “Fase due” e l’uscita, dopo quasi due mesi, di molti cittadini carpigiani per svolgere le attività sinora precluse: fare attività motoria, incontrare congiunti, recarsi alle attività lavorative sinora in lock down, visitare i defunti nel cimitero urbano, conferire rifiuti nelle isole ecologiche.

La gran parte degli spostamenti sono all’interno della città, e muoversi a piedi o in bici è la scelta migliore dal punto di vista ambientale.

La nostra città deve accogliere al meglio pedoni e ciclisti, che per l’obbligo di rispetto del distanziamento sociale devono spostarsi sulla strada all’incrocio con altre persone su un marciapiede o una ciclopedonale.

Abbiamo pensato di proporre dettagliate proposte per costruire a Carpi una efficace Rete di Mobilità di Emergenza RME, e la motivazione della scelta di individuare alcune direttrici ed escluderne altre.

All’interno della Proposta di RME, qui allegata, si sono identificati nove interventi prioritari che riguardano le vie Alessandro Volta, Pezzana, Remesina interna – esterna, Ugo da Carpi, Manzoni, Bortolamasi, Peruzzi, Marx e Aldo Moro interna e le sotto strade di via Cattani (interventi riportati in grassetto sottolineato).

Siamo certi del fatto che l’Amministrazione comunale di Carpi decida di dare un segnale forte di interesse per il benessere dei cittadini, adottando le misure proposte in questo nostro lavoro e raccomandando a tutti, attraverso la seguitissima diretta serale del Sindaco Bellelli, di usare l’auto solo in casi di assoluta necessità guidandola con prudenza e a bassa velocità per la sicurezza di pedoni e ciclisti che potrebbero essere costretti, per il rispetto del distanziamento sociale, ad occupare la carreggiata stradale.

Eugenio Carretti
Presidente FIAB Modena