Al lavoro in bici? Ci andiamo insieme.

Anche quest’anno FIAB è in prima linea per portare in tutta Italia centinaia di iniziative nella Settimana Europea della Mobilità (16-22 settembre) e coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, Enti, Aziende e Associazioni a porre attenzione al tema della Mobilità Sostenibile.
Per l’edizione 2024 la Commissione Europea ha scelto quattro aree tematiche e di intervento:
1) vivere lo spazio pubblico in modo diverso
2) riqualifichiamo insieme lo spazio urbano
3) strade scolastiche: creare uno spazio sicuro per gli spostamenti attivi
4) pianificazione e progettazione di strade più sicure

Il filo rosso è la “condivisione dello spazio pubblico” che può dirsi davvero di tutti quando è pensato ed organizzato per tutte le esigenze di mobilità, a partire dalla pedonalità e ciclabilità. Anche a Modena cercheremo di far vivere in modo diverso le strade proponendo diverse attività (elenco completo www.modenainbici.it): ci sono quelle classiche come l’accompagnamento di 14 classi prime dell’istituto Venturi nella loro prima pedalata cittadina, l’organizzazione di eventi con associazioni amiche come il GAFA per l’ Alzhaimer a Carpi o “3 ruote per l’amicizia” a Modena. Ma assicuriamo la nostra presenza anche nelle iniziative dei Comuni in tutta la provincia, come a Castelnuovo, a San Possidonio o a Mirandola dove ci sarà l’inaugurazione dell’Infopoint della Ciclovia del Sole.

Saremo poi al Centro Commerciale “i Portali” in una prima edizione del Bike2Work per i loro dipendenti. Ed in tema di Bike2Work da segnalare il lancio del progetto “Al lavoro in bici? Ci Andiamo Insieme”: l’idea nasce dalla constatazione che tanti cittadini vorrebbero provare ad andare in bici al lavoro, ma si fermano già alle prime difficoltà come scegliere la strada giusta ed evitare i pericoli del traffico.

Convinti che cambiare la modalità anche solo di un singolo viaggio sia importante, FIAB prova così a dare una risposta puntuale: il cittadino ci indica il punto di origine e quello di destinazione del tragitto, il giorno e l’orario che gli interessa e noi lo contatteremo per l’accompagnamento e gli accordi del caso. Il progetto è ora nella sua fase sperimentale, in base alle disponibilità dei nostri soci ed è gratuito.

Per chiedere un accompagnamento è necessario compilare il modulo alla pagina https://www.modenainbici.it/ci-andiamo-insieme/
L’invito è rivolto anche alle aziende e ai mobility manager che vogliono sensibilizzare i propri dipendenti. Allora, ci andiamo insieme?

Il ritorno dalle vacanze

In questo periodo dell’anno riceviamo testimonianze fotografiche dai viaggi in Europa dei nostri conoscenti. Immagini che documentano il livello crescente di ciclabilità degli altri paesi: dalla Spagna all’Irlanda, dal Belgio all’Austria fioccano tutte le soluzioni possibili come le corsie ciclabili dipinte, le strade ciclabili, i doppi sensi ciclabili, i filtri modali, le case avanzate, e soprattutto le ampie zone 30 con elementi di traffic calming in cui convivono gli automobilisti con sciami di persone in bicicletta di ogni età.

Una situazione che dovrebbe essere la normalità in una qualsiasi città del XXI secolo, ma che in Italia viene spesso bollata come una utopia non praticabile. Noi continuiamo ostinatamente a sperare che prima o poi decideremo di uscire dall’ insostenibile pressione sulle nostre città, schiacciate da un tasso di motorizzazione prossimo a 700 auto ogni 1000 abitanti, e da uno dei peggiori tassi di mortalità stradale di tutta l’UE (19esimo su 27).

Per farlo possiamo ispirarci dalle notizie che arrivano in queste settimane dalle isole britanniche: dal Galles, ad esempio, che ha fissato un limite di velocità di 20mph (32kmh) su tutte le strade edificate a settembre 2023, abbassando dal precedente limite di 30mph (48kmh). I dati del governo per le strade che hanno abbassato il limite mostrano 351 (-29%) tra morti e feriti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (in 6 mesi da ottobre a marzo), mentre nelle strade rimaste almeno a 40mph il calo delle persone coinvolte è “solo” del 2%.

A conferma di questi numeri, una compagnia assicuratrice locale afferma che da quando in Galles è stato abbassato il limite le richieste di risarcimento per danni ai veicoli sono diminuite del 20%, e che questo non è avvenuto in Inghilterra dove la società non ha riscontrato un calo analogo.

Proprio l’Inghilterra dove il nuovo ministro dei trasporti, la laburista Haigh, ha dichiarato che intende sostenere le autorità locali che vogliono introdurre zone a 20 miglia orarie, piste ciclabili e quartieri a basso traffico, con una brusca rottura con l’approccio del governo precedente.

Il ministro, che proprio per questo siede anche nel consiglio sanitario del governo, ha annunciato livelli di finanziamenti pluriennali “senza precedenti” per infrastrutture per pedoni e ciclisti, perché l’inattività fisica costa al Regno Unito 7,4 miliardi di sterline all’anno.

Insomma, salute e vivibilità valgono bene un cambio di stili di mobilità.

Se questa è una ciclabile

Un percorso ciclabile per essere davvero fruibile deve avere tre caratteristiche: deve essere sicuro, deve essere continuo e deve essere diretto.

Una pista ciclabile che all’inizio, alla fine o in mezzo ha paletti o transenne non è una vera ciclabile – è pericolosa soprattutto per chi ha più difficoltà di manovra, cioè bambini e anziani.

Una pista ciclabile che non rispetta il minimo di ampiezza consentito (2,50 metri più cordolo per una ciclabile bidirezionale) non è una vera ciclabile – non permette il passaggio agevole di carrellini per bambini, tricicli e bici cargo che pure hanno diritto di circolare.

Una pista ciclabile che termina nel nulla o che d’improvviso si trasforma in un percorso pedonale non è una vera ciclabile – chi pedala si trova disorientato (e adesso dove vado?) e si crea una discontinuità.

Una pista ciclabile che si interrompe ad ogni passo carraio e in corrispondenza di ogni immissione secondaria, costringendo chi pedala a dare precedenza, non è una vera pista ciclabile – pedalare “a singhiozzo” non solo non è piacevole, ma è pericoloso (di nuovo) soprattutto per anziani e bambini.

Una pista ciclabile che, causa cantieri, diventa per un tratto inutilizzabile senza che vengano predisposti percorsi alternativi non è una pista ciclabile – nessuna strada viene interrotta senza predisporre deviazioni per gli automobilisti.

Una pista ciclabile come si deve prevede attraversamenti ciclabili, dove chi pedala può restare in sella senza ombra di dubbio e ha il diritto di precedenza rispetto a chi sopraggiunge in auto.

Una pista ciclopedonale, va ribadito con forza, non è una pista ciclabile, ma dovrebbe costituire un compromesso di emergenza laddove non si può fare altrimenti – la compresenza di chi pedala e chi cammina su uno spazio angusto ostacola la mobilità attiva.

Una pista ciclabile senza indicazioni di direzione e distanza, infine, non è completa: nessuna strada viene lasciata completamente sprovvista di segnali stradali.

Per il Codice della Strada, se c’è una pista ciclabile dedicata, chi pedala è tenuto ad utilizzarla: a questo dovere, dovrebbe corrispondere il diritto a poter usufruire di un percorso continuo e ben interconnesso, con standard di ampiezza adeguati, senza ostacoli, sicuro e ben segnalato. Laddove ciò non è possibile con piste ciclabili ad hoc, le corsie ciclabili possono complementare efficacemente, in un’ottica di rete, i percorsi, purché la sicurezza sia garantita, ad esempio con un limite di 30 km/h per chi guida un’auto.

Le corsie ciclabili: un diritto-dovere in evidenza

Torna la polemica sulle corsie ciclabili in carreggiata, delimitate solo da righe dipinte sull’asfalto. In realtà il concetto non è certo nuovo: è dal 1953 che il Codice della Strada sancisce che i ciclisti possono transitare in carreggiata se non ci sono piste a loro dedicate, ma devono stare sulla destra e gli automobilisti per superarli devono osservare una “adeguata distanza laterale”.

La corsia dipinta sull’asfalto agisce da promemoria, portando in evidenza con il colore un diritto che già c’è (quello sia di chi guida sia di chi pedala di usare la carreggiata stradale) e un dovere che già c’è (quello di chi pedala di mantenersi a destra, e quello di chi guida di rispettare le due ruote). Da questo punto di vista, la corsia ciclabile non introduce in realtà alcuna limitazione rispetto a quello che già dovrebbe essere la norma.

Anche a Modena sono state demarcate negli ultimi anni 4 corsie ciclabili. Ora una mozione in Consiglio Comunale chiede che vengano rimosse perché ritenute da alcuni pericolose. Resta da capire perché un cittadino che pedala, legittimamente, a destra della carreggiata stradale, dovrebbe essere più sicuro senza la corsia dipinta. Laddove, per questioni di spazio, non è possibile creare una pista ciclabile separata di 2,5 metri più cordolo invalicabile, la corsia ciclabile non è altro che la demarcazione visiva del corretto comportamento che chi guida e chi pedala deve comunque adottare, riga sull’asfalto o no. Certo, sempre che non si voglia vietare alle due ruote il transito nelle vie in questione.

A Modena l’incidentalità a danno dei ciclisti è molto alta, come hanno giustamente fatto notare i firmatari della mozione, ma contrariamente a quello che affermano non risulta alcun aumento degli incidenti sulle corsie ciclabili introdotte. D’altronde, le corsie ciclabili sono molto diffuse in tutti i Paesi Europei e, dati alla mano, hanno mostrato di essere efficaci per aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada, semplicemente con il loro ruolo di promemoria visivo: attenzione, la strada è di tutti, va condivisa rispettandosi reciprocamente.

FIAB ribadisce che le corsie tratteggiate sono un importante strumento in più a disposizione delle Amministrazioni per ridefinire lo spazio stradale e che la loro cancellazione senza soluzioni alternative rappresenta un arretramento sul piano della sicurezza. I diritti e i doveri in strada sono fondamentali, non abbiamo paura di metterli in evidenza!

L’importante è la salute! Pedalare e camminare allunga la vita: i dati

Si sa che uno stile di vita attivo aiuta a mantenersi in salute, ma quanto attivo, e quanto in salute? Basterà montare in sella o camminare per gli spostamenti di tutti i giorni, oppure ci tocca trovare il tempo, i soldi e le energie per iscriverci in palestra? La risposta non è ovvia.

Nonostante l’aumento degli investimenti nella mobilità attiva, la valutazione dei benefici in termini di salute per chi cammina o pedala tutti i giorni sono in genere limitate all’analisi di gruppi ristretti e a un breve periodo di follow-up, e ciclisti e pedoni vengono spesso analizzati insieme. Uno studio del British Medical Journal appena pubblicato ha voluto far luce in maniera più scientifica: ha preso in considerazione 82.297 individui di età compresa tra 16 e 74 anni, seguendoli per 18 anni tra il 2001 e il 2018, e separando i dati riguardanti pedoni e ciclisti. L’analisi, che ha preso il nome di Scottish Longitudinal Studies, è stata basata sui dati del censimento, incrociandoli con ospedalizzazioni, decessi e cartelle cliniche, con un modello statistico che teneva conto anche delle condizioni di salute preesistenti e delle caratteristiche demografiche e socio-economiche.

Rispetto al pendolarismo non attivo, una volta azzerate le altre variabili, il pendolarismo in bicicletta è stato associato a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause (47% in meno), a un rischio inferiore di ospedalizzazione (10% in meno), a un rischio inferiore di ospedalizzazione per malattie cardiovascolari (24% in meno) o di assumere regolarmente farmaci cardiovascolari (30% in meno), a un rischio inferiore di mortalità per cancro (51% in meno) e di ospedalizzazione per cancro (26% in meno) e a un rischio inferiore di avere una prescrizione per problemi di salute mentale (20% in meno). Il pendolarismo pedonale è stato associato a un rischio inferiore intorno al 10% di essere ricoverati in ospedale per qualsiasi motivo, di soffrire di malattie cardiovascolari croniche e di dover assumere farmaci per salute mentale.

Camminare e pedalare sono scelte individuali che però possono e devono essere incoraggiate attraverso oculate scelte di pianificazione: rendere i percorsi e gli attraversamenti più fruibili e sicuri può fare una enorme differenza. I cittadini che si muovono in bici e a piedi dovrebbero essere valorizzati e tutelati anziché messi ai margini, per il benessere loro e di tutta la comunità. In fondo, l’importante è la salute, no?

Città 30, diamo i numeri! I dati di Bologna

All’indomani della diffusione dei dati ufficiali relativi ai primi sei mesi di sperimentazione della Città 30 a Bologna, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta commenta i risultati che rappresentano un incoraggiamento per tutti i sindaci e le Amministrazioni che hanno a cuore la sicurezza e la sostenibilità dei propri territori.

Prima grande città italiana a seguire un modello già adottato da tante realtà europee, tra cui Parigi, e comuni italiani di differenti colori politici (come Cesena, Olbia e i sette comuni del litorale teramano in Abruzzo che stanno realizzando la Città 30 più lunga d’Italia), Bologna ha registrato dati positivi su tutti i fronti in questi primi mesi di Città 30. -38% di incidenti gravi, -33% dei morti sulle strade, -12% di feriti; +12% di uso della bicicletta, raddoppio dell’uso del bike sharing (+92%) e +11% di uso dei mezzi pubblici, a fronte di un -3% di traffico auto; -23% di inquinamento da ossidi di azoto.

«I dati evidenziano un significativo calo degli incidenti, soprattutto di quelli gravi e mortali – commenta Alessandro Tursi, presidente di FIAB Italia. – Demolito senza appello anche il diffuso pregiudizio sull’aumento dell’inquinamento, infondata credenza rilanciata anche da recenti fake news che hanno tentato di ribaltare le conclusioni di una ricerca su Milano. Gli ultimi sei mesi nel capoluogo emiliano, infatti, certificano un netto -23% di inquinamento da ossidi di azoto. Questo risultato deriva dall’avanzata della mobilità sostenibile a scapito del traffico motorizzato, come mostrano sempre i dati, e da una guida più regolare e fluida. I dati di Bologna sono la conferma di risultati acquisiti in tutto il mondo, ma che trova ancora un’opposizione preconcetta e antiscientifica nel nostro Paese».

Secondo Giuliano Giubelli, vice presidente FIAB Italia e Nevio Senni, coordinatore FIAB Emilia-Romagna «Le città emiliano-romagnole hanno tutte le carte in regola per attivare la Città 30, ne avrebbero beneficio i cittadini e i numerosi turisti che frequentano i nostri territori al mare e in montagna. Serve infine una grande attenzione alla messa in sicurezza delle strade e dei punti più pericolosi, l’istituzione a tappeto delle strade scolastiche, controlli mirati e una costante opera di educazione e comunicazione. Rivolgiamo quindi un appello ai sindaci della Regione: non abbiate timore di favorire la salute e la sicurezza dei vostri concittadini, avremo città più a misura di persona, belle e accoglienti».

Comuni Ciclabili, il format per le amministrazioni che vogliono migliorarsi

Nei giorni scorsi si è chiusa la 7° edizione di Comuni Ciclabili, una iniziativa di FIAB Italia a cui aderiscono volontariamente 179 comuni che hanno deciso di far parte di questo network, nato per stimolare le amministrazioni locali nello sviluppo di politiche di mobilità ciclistica.

Comuni Ciclabili vuole accompagnare gli enti aderenti in un percorso virtuoso, basato sulla analisi oggettiva di molteplici aspetti: mobilità urbana (ciclabili urbane, infrastrutture, moderazione traffico e velocità), governance (politiche di mobilità urbana e servizi), comunicazione e promozione, cicloturismo.

L’adesione ha durata triennale, ed alla fine di ogni anno viene valutato il percorso di crescita assegnando da uno a cinque “bike smile” accompagnati da un documento di valutazione in cui sono riportati utili suggerimenti per l’amministrazione locale sugli interventi da attuare per migliorare il livello di ciclabilità. A tal fine, l’adesione a Comuni Ciclabili consente la partecipazione a seminari formativi per amministratori, tecnici e dipendenti comunali.

In provincia di Modena oltre al capoluogo aderiscono Carpi, Maranello, Mirandola, Sassuolo e l’Unione dei Comuni Modenesi dell’Area Nord (Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale, Medolla, San Felice, San Possidonio, San Prospero). In questa edizione solo Medolla ha riportato una promozione da 3 a 4 bikesmile grazie soprattutto alla realizzazione della prima Zona 30, mentre gli altri sono rimasti stabili ma con valutazioni in chiaroscuro con rischio addirittura di peggioramento. Un fattore critico che accomuna quasi tutte le realtà locali è il tasso di motorizzazione che è in ulteriore aumento rispetto alla precedente rilevazione.

Tra le migliori città italiane ci sono diverse realtà della nostra regione (5 bikesmile a Reggio, Bologna, Rimini, Ravenna e Ferrara, 4 bikesmile per Parma e Piacenza) mentre Modena, Maranello, Carpi, Sassuolo confermano 3 bikesmile, una valutazione sufficiente che deve essere assolutamente migliorata in futuro.

FIAB Modena auspica altre adesioni in provincia, ed è disponibile intanto a confrontarsi con vecchie e nuove amministrazioni per riprendere un percorso di miglioramento che ci pare essere troppo timoroso. Non lo dovremmo fare semplicemente per avere una stellina in più, ma perché una città a misura di bicicletta è una città accogliente, migliore e sicura per tutti a partire dai cittadini più fragili, dai bambini ed anziani.

Da Magreta a Montefiorino: sui sentieri della Resistenza nelle giornate nazionali del Cicloturismo

Il 15 e 16 giugno in occasione delle Giornate Nazionali del Cicloturismo, le associazioni FIAB locali organizzano in tutta Italia iniziative per permettere a tutti di vivere in prima persona questa esperienza.

Il turismo in bicicletta porta grandi benefici per la salute delle persone e delle comunità e promuove stili di vita sostenibili e una mobilità attenta all’ambiente. Si tratta di un settore in costante crescita con numeri da record nel 2023: 56,8 milioni di presenze di cicloturisti in Italia secondo l’indagine Viaggiare con la bici 2024 di Isnart-Legambiente (+ 4% rispetto al 2019) con un impatto economico diretto stimabile in oltre 5,5 miliardi di euro (+ 35% sul 2022 e + 19% sul 2019 l’anno che ha rappresentato il picco del turismo italiano nell’ultimo decennio).

Ma non è necessario andare lontano per fare cicloturismo: a Modena, ad esempio, come FIAB abbiamo aderito al progetto del “Cammino da Magreta a Montefiorino” ( https://camminomagretamontefiorino.org ), un piccolo trekking alla scoperta delle vie dei partigiani della Brigata Italia dalla pianura alla montagna come raccontato nel libro ‘La Repubblica di Montefiorino’ di Ermanno Gorrieri.

È un percorso in quattro tappe (ognuna di circa 10 chilometri) affrontabile da chiunque sia in condizioni fisiche normali, che può essere svolto sia a piedi che in bicicletta. Si snoda su sentieri e strade prossime alla viabilità principale. L’evento inaugurale sarà nell’occasione della ricorrenza dell’80° anniversario della Repubblica di Montefiorino e della Strage di Monchio Susano Savoniero e Costrignano: due gruppi, uno a piedi ed uno in bici, affronteranno il cammino ed avranno a disposizione una guida con le informazioni principali sul percorso e sugli episodi della Resistenza che sono avvenuti nei luoghi attraversati dal cammino. Durante il percorso incontreremo persone che ci faranno conoscere gli avvenimenti con testimonianze e documenti.

Si partirà (giovedì a piedi e sabato in bici) dal Parco di via Darwin a Magreta intitolato alla Brigata Italia, la formazione partigiana che ha avuto fra i propri promotori dei magretesi, a cominciare da Ermanno Gorrieri che ha giocato un ruolo fondamentale sin dall’inizio della resistenza al nazi-fascismo e poi all’affermazione della democrazia nel nostro paese. L’arrivo sarà per entrambi i gruppi domenica 16 giugno a Montefiorino dove saranno accolti e potranno visitare il Museo della Resistenza.

Tre ruote per l’amicizia

Continua a crescere ed evolve il progetto “Tre ruote per l’Amicizia”, proponendo uscite in bici in compagnia di persone che, per condizione di fragilità, non possono pedalare da sole.

Tutto è partito da Francesca Vaccari e Andrea Pioppi, promotori, attraverso l’associazione “Maria Immacolata”, del progetto che ha portato all’acquisto di due biciclette speciali a tre ruote, prodotte da Van Raam, azienda olandese leader in questo settore. VeloPlus è una cargo-bike con una piattaforma anteriore in grado di caricare una sedia a rotelle e, ovviamente, il suo occupante, in protezione completa, con agganci e meccanismi di sicurezza. Fun2Go ha due sedili affiancati, due pedaliere e due manubri. La persona accompagnata può avere i pedali liberi, pedalare passivamente al ritmo dell’accompagnatore oppure spingere sui pedali e contribuire all’avanzamento della bicicletta.

Questi mezzi, entrambi a pedalata assistita, possono quindi consentire l’esperienza ciclistica del “vento in faccia” a persone con qualsiasi tipo di fragilita’, ma soprattutto consentono di stringere amicizie e relazioni umane molto significative nella direzione del sostegno e della condivisione reciproca, per vivere del buon tempo insieme. Fare insieme un giro in bici quindi è soltanto il primo passo.

Grazie al contributo di Fondazione di Modena, BPER, Bajoaria e tanti altri sostenitori privati, questi tandem speciali sono ora a disposizione presso l’Associazione. Il Progetto organizza incontri di formazione Scuola-Bici, in cui viene insegnato agli accompagnatori l’utilizzo delle biciclette, una sorta di rapida scuola guida finalizzata alla sicurezza dei trasportati innanzitutto e alla corretta manutenzione di questi mezzi, in quanto delicati e di grande valore.

A Francesca e Andrea si sono aggiunte numerose altre persone abilitate all’uso dei tandem speciali e disponibili, a titolo assolutamente volontaristico, a fungere da accompagnatori per le persone che desiderino provare questa esperienza.

Le bici inclusive si trovano a Modena zona Villaggio Giardino, alla sede dell’associazione Maria Immacolata presso la parrocchia di Gesù Redentore.

Per informazioni, si può consultare la pagina Instagram: https://www.instagram.com/treruoteperlamicizia

Conteggio dei ciclisti e dei pedoni. Come fare?

Lo scorso 9 aprile i volontari di FIAB Modena hanno contato i ciclisti e i pedoni che sono passati nei 15 punti stabiliti dal Comune nel 2005, come fanno ogni aprile e ogni settembre da 15 anni. Dalle ore 7,30 alle 8,45 sono transitati 3.050 ciclisti e 1.461 pedoni: i ciclisti in numero leggermente superiore e i pedoni leggermente inferiore a quello scorso aprile 2023. Le strade più frequentate coincidono con gli accessi storici al centro città: via Emilia Est ed Ovest, via Tagliazucchi, viale Medaglie d’Oro, via Sigonio e corso Canalchiaro.

Dopo una lieve ma costante crescita fino al 2018 registriamo negli ultimi anni una stagnazione tanto più preoccupante negli anni post covid, nei quali dovevano essere favoriti gli spostamenti attivi ed individuali.

FIAB ha l’impressione che tra i modenesi permanga il senso di insicurezza nell’uso della bicicletta, che impedisce, ad esempio, ai genitori di mandare i figli a scuola in autonomia. Così continuano i caotici movimenti quotidiani per l’accompagnamento casa-scuola, che sono tra i principali generatori di traffico nelle ore di punta.

Nonostante siano spostamenti prevedibili da pianificare (di essi sono noti quantità, origini, destinazioni e orari) ed abbiano un grande impatto sulla salute e sull’autonomia dei nostri figli, non vengono ancora incentivati con la realizzazione delle promesse zone quiete protette attorno alle scuole. Queste sono azioni previste dal PUMS, utili a decongestionare il traffico nelle ore di punta a favore di tutti gli altri spostamenti.

Per valutare il grado di raggiungimento dei risultati del Piano, più che i metri di piste ciclabili realizzate, andrebbero misurati il numero di cittadini che si sono convinti a cambiare abitudini grazie all’incisività delle azioni e delle politiche messe in atto.

Quanti ciclisti passano prima e dopo la realizzazione di una ciclabile? I pedoni sono aumentati dopo l’allargamento di un pedonale e la piantumazione di nuovi alberi? Abbiamo ridotto la velocità media di transito in una zona residenziale con il nuovo layout stradale?

Noi continueremo a ripetere il rilevamento semestrale con le nostre possibilità, ma le risposte a queste domande, che prevedono una valutazione puntuale dell’efficacia dei singoli provvedimenti adottati, possono arrivare solo da tecnologie (tra l’altro ormai piuttosto comuni) che non possono mancare in una moderna smart-city che intende raggiungere entro il 2030 gli obiettivi che ha stabilito con il Piano della Mobilità Sostenibile.