Inquinamento volumetrico

Ha avuto molte reazioni un nostro post dove mostravamo lo stato di un marciapiede modenese, non transitabile perché occupato dai musi delle auto. La situazione è così endemica che induce a pensare che chi governa non riesca a vedere quello che è un vero e proprio vulnus democratico: come è possibile che l’automobile, una “proprietà privata”, possa occupare senza conseguenze “uno spazio pubblico” sottraendolo a tutti i cittadini? Non è forse lo spazio, la cosa più importante che abbiamo dopo il tempo?

Monopolizzando lo spazio con auto di dimensioni, peso e velocità sempre maggiori, si impedisce libertà di movimento ed autonomia soprattutto ai più deboli, anziani e bambini. Infatti, tutte le città del mondo avanzato stanno togliendo parcheggi a bordo strada fino a dimezzarli od addirittura eliminarli, per creare lo spazio per marciapiedi più ampi, piste ciclabili, aree verdi, e corsie riservate a TPL. E liberare quegli spazi è la precondizione per fornire ai cittadini reali alternative alla mobilità privata automobilistica, nonché il modo più efficace per togliere servizi e benefit che adesso distorcono il libero mercato della mobilità.

È solo uno dei meccanismi che rendono surrettiziamente concorrenziale un modello di mobilità autocentrico, come la norma che obbliga strutture residenziali e commerciali ad avere dotazione minima di parcheggi. Lo spazio occupato per il nuovo Conad alla Madonnina, ad esempio, sarà destinato in gran parte a parcheggio e strade di accesso, piuttosto che per la struttura di vendita vera e propria. Parcheggi sempre sovrastimati in base al picco d’utilizzo settimanale, e praticamente semivuoti gli altri giorni. Peccato che quel terreno abbia quell’unica (brutta) destinazione d’uso 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. E che la riqualificazione, a vederla bene, sia solo un nuovo paesaggio fatto di un triste parcheggio ed un parallelepipedo prefabbricato, del quale tra 30 anni saremo di nuovo a chiederci cosa farne.

E’ possibile pedalare per una buona causa?

E’ possibile pedalare per una buona causa?

Fiab Modena crede di sì, e ha aderito a due distinti progetti sul territorio della provincia di Modena.

Sull’area della città di Modena il progetto, attraverso il recupero delle batterie dismesse che alimentano i notebook, intende costruire pacchi batterie per le bici a pedalata assistita (e-bike, cargo-bike e hand-bike) e assemblare un modello di cargo bike elettrica da proporre alle aziende del territorio che utilizzano normalmente le bici per i loro collaboratori nella logistica aziendale interna.

Alcuni veicoli a pedali saranno impiegati anche per distribuire a domicilio alimenti (ortaggi, frutta, conserve e latticini) prodotti dalle aziende agricole locali e destinati ai soci di Gruppi d’acquisto solidali e in generale ad anziani e a persone con scarsa autonomia (economia a km 0), e per l’organizzazione di escursioni ed eventi sul territorio coinvolgendo persone che possono pedalare in tandem ma non riescono a condurre una bici in autonomia.

Le camere d’aria delle biciclette saranno realizzate attraverso il recupero e la rigenerazione delle tantissime che vengono gettate anche se hanno soltanto un piccolo foro, con un progetto che coinvolge i detenuti nel carcere Sant’Anna di Modena.

Sul territorio di Carpi, Fiab Modena partecipa alla prosecuzione di Ciclobox, un parcheggio sorvegliato per le biciclette che prevede attività di ciclofficina e divulgazione di materiale sui temi ciclistici.

C’è bisogno di persone che siano eventualmente interessate a prestare anche solo un’ora del proprio tempo per pedalare per Fiab insieme ad organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale aiutando la nascita e lo sviluppo di questi progetti di rilevanza locale sul territorio di Modena e provincia.

Puoi rimanere aggiornato sui progetti rivolgendoti a Cesare Tommasini (tel. 3384569089 mail tom1971@libero.it).

Cavalcavia Mazzoni: 10 anni possono bastare

In città si torna a parlare del Cavalcavia Mazzoni. Sino a ieri, 8 marzo, è stato possibile da parte dei professionisti invitati, presentare le proprie offerte per diversi studi di fattibilità previsti dal PUMS (Piano urbano per la mobilità sostenibile), tra cui quello del cavalcavia Mazzoni. L’obbiettivo è quello della realizzazione di un sottopasso o sovrappasso ciclabile vicino al cavalcavia, per rispondere agli abitanti della zona nord, che da sempre chiedono un collegamento ciclabile sicuro alla città. L’intervento di notevole complessità perchè il cavalcavia storico impedisce l’ancoraggio di una ciclabile a sbalzo e la fascia di rispetto della linea elettrica della ferrovia aumenta sensibilmente il dislivello da superare, mentre la rete dei canali rende complesso e molto costoso realizzare un sottopasso, tanto che l’assessora Filippi ne prevede una realizzazione a 10 anni. Quindi per altri 10 anni è normale che centinaia di cittadini al giorno continuino a rischiare sul cavalcavia?

La FIAB, che da oltre 10 anni compie il rilevamento semestrale dei ciclisti, può testimoniare che la stragrande maggioranza delle auto che scendono dal cavalcavia in Piazza Natale Bruni, non vanno verso il centro, ma svoltano verso viale Crispi o verso Viale Caduti in Guerra; si tratta cioè di automobilisti che usano questo cavalcavia al posto di quelli di Via Cialdini e di Ciro Menotti, impedendo ai ciclisti ed ai pedoni un collegamento breve con la città e rallentando inutilmente il transito dei mezzi pubblici diretti alle stazioni dei treni e delle autocorriere.

Per tutti questi motivi, in coerenza con le direttive del PUMS e del buon senso, riteniamo che sia giunto il momento di abbandonare soluzioni difficili e costose e di riservare questo cavalcavia ai mezzi pubblici, ai pedoni ed ai ciclisti. Non è solo una soluzione più ragionevole e fattibile, ma alleggerisce sensibilmente la pressione e l’inquinamento di zone centrali densamente abitate, dando una risposta efficace alle richieste dei cittadini.

Follonica è il primo comune ad associarsi a CIAB

Follonica, 21131 abitanti, in provincia di Grosseto, è il primo comune ad associarsi a CIAB, il Club delle Imprese Amiche della Bicicletta.

CIAB raggruppa un centinaio di soggetti, privati e pubblici, che negli anni si sono scambiati best practice per migliorare uno degli asset chiave della mobilità urbana, il bike to work. «Il fatto che Follonica sia la prima amministrazione pubblica ad aderire dimostra che CIAB può essere davvero un contenitore di esperienze per far crescere gli spostamenti casa lavoro in bicicletta», ci ha spiegato Antonio Dalla Venezia, presidente CIAB. Quasi dieci anni fa l’associazione era nata per far fronte ad una lacuna nel sistema normativo italiano, dove non veniva riconosciuto l’infortunio in itinere per chi pedalava verso l’ufficio.

L’adesione al CIAB ha permesso ai dipendenti, ai titolari e ai soci gli stessi vantaggi di cui godono gli associati FIAB: copertura Responsabilità Civile per danni a terzi nei loro spostamenti in bici, in tutta Europa. Inoltre da sempre le società e gli operatori cicloturistici possono assicurare anche i loro clienti; e in caso di danni subiti e non liquidati, il dipendente di un’azienda Ciab gode di un patronato gratuito che lo guida alle procedure per la difesa dei propri diritti.

“Follonica – dichiara l’assessora alla mobilità Mirjam Giorgieri – che già fa parte di Comuni Ciclabili, aderendo a CIAB vuole sottolineare, una volta di più quanto sia strategico investire su un modello di sviluppo sostenibile che parta dai bisogni delle persone e su esse costruisca un tessuto cittadino condiviso.”

Next Generation BICI

Un investimento di almeno 6 miliardi di euro in mobilità ciclistica favorirebbe reali cambi di abitudine nei cittadini per quanto riguarda gli spostamenti nell’Unione Europea. È questa la cifra stimata da Ecf (European Cyclists’ Federation), di cui Fiab fa parte. Ed è una cifra tre volte superiore alla somma che è stata destinata dal Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 sul mondo bici a livello continentale.

Per orientare i decisori politici verso una sorta di piano Next Generation dedicato alle due ruote, la federazione europea ha pubblicato una guida per ciascuno dei paesi membri: quella in italiano contiene alcune linee strategiche per innescare il cambiamento bike friendly lungo la penisola e supportare le autorità locali ad accedere ai finanziamenti europei disponibili contribuendo a fare dell’Europa una “superpotenza ciclistica”.

Jill Warren, co-amministratore della European Cyclists’ Federation, ha dichiarato: «Questo è un punto di svolta senza precedenti per l’Europa. La pandemia COVID-19 ci ha presentato sfide completamente nuove. La nostra risposta deve aiutarci a raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo. È stato concordato che almeno il 30% del bilancio dell’UE deve essere destinato alle politiche per il clima: in questa guida troverete tutte le conoscenze necessarie per far funzionare questo nuovo quadro finanziario».

Le pubblicazioni esplorano le opportunità per la bicicletta nel nuovo bilancio dell’UE 2021-2027, nonché i regolamenti e i processi europei pertinenti. Le guide identificano anche diversi esempi di buone pratiche e di investimenti concreti in progetti ciclabili. Se non ora quando?

https://www.ecf.com/sites/ecf.com/files/UnlockingFunds_Italy_Translated_final_2.pdf

Rovesciare la piramide

In questi giorni in città si è tornato a vivacizzare il confronto sul modello di mobilità che vorremmo, alimentato dal fatto che le cugine Reggio e Bologna hanno candidato al Recovery Plan ambiziosi progetti per il trasporto pubblico. Modena invece sembra ferma ancora alle dichiarazioni di principio di un PUMS poco coraggioso, con risorse incerte e tempi biblici.

Non sappiamo se per Modena sia meglio una metrotranvia o un BRT: quello che ci sembra di poter dire è che queste opere devono essere a completamento ed integrazione di un sistema di mobilità più sostenibile che inverta la piramide “prima auto poi il TPL, la bici ed infine pedoni”.

Si potrebbe intanto da subito iniziare nei quartieri con investimenti sostanziali sulla riqualificazione dello spazio pubblico, ricavando spazi per la pedonalità e la ciclabilità con un rapido processo di eliminazione dei parcheggi a bordo strada, con la riduzione delle ampie carreggiate stradali e l’imposizione del limite generalizzato a 30km/h nelle zone residenziali, per disincentivare il traffico di attraversamento.

Una volta messe le basi per una mobilità di vicinato sicura per tutte le persone da 8 a 80 anni, potrà arrivare come naturale completamento l’innesto di un modello di trasporto pubblico moderno ed attraente, fatto di corsie prioritarie, orari frequenti ed estesi su tutta la giornata, mezzi facilmente accessibili con monopattini e bici, ampie pensiline accoglienti e con servizi informativi puntuali sui tempi di percorrenza e biglietti.

Visto che colpevolmente ci siamo presentati al momento cruciale avendo rimandato tutte le scelte, e che, se tutto va bene, un nuovo TPL moderno lo vedremo solo tra diversi anni, nel frattempo possiamo prepararci iniziando a rendere accoglienti e sicuri almeno i quartieri in cui viviamo.

Canalchiaro, Amundsen e il vento del nord.

A Groningen nel 1977 quando il Sindaco propose di rendere il centro inaccessibile per le auto, lui ed il suo partito furono oggetto di proteste e minacce di morte. Oggi tutti i residenti approvano e si godono la città e nessun governo in 50 anni ha mai messo in dubbio queste scelte. Ad esempio, due mesi fa l’attuale governo di destra ha sancito il limite a 30 km/h in tutti i centri abitati.

A Parigi in pochi mesi la Sindaca Hidalgo ha imposto una accelerazione incredibile alla trasformazione delle strade, destinando alle bici intere corsie di ampi boulevard e riempiendole di migliaia di utenti. Gli scettici dubitavano “appena tornerà il freddo spariranno i ciclisti”. Ovviamente i ciclisti sono rimasti ed adesso tocca agli Champs Elysées.

Nell’ immobile pianura padana queste grandi trasformazioni sembrano sempre appartenere ad un mondo lontano, ma poi quando meno te le aspetti arrivano le belle notizie.

Un gruppo di commercianti e cittadini ha appena consegnato al Sindaco 1710 firme per pedonalizzare Corso Canalchiaro, raccolte senza fatica in poche settimane solo tra residenti e clienti. “Avevo le persone in fila a chiedere di firmare” racconta Maria Papasodaro di Chiaro Cafè.

Invece le mamme delle Scuole Amundsen protestano perché la zona verde davanti al plesso scolastico verrà urbanizzata per creare il parcheggio di un supermercato, a pochi metri dalla scuola e dall’area di ingresso ed uscita dove ogni giorno transitano centinaia di bambini. Alla faccia del nuovo CdS e dei buoni propositi del PUMS.

Se queste richieste non arrivano più solo da pochi radical-ciclo come noi, ma da gruppi spontanei di cittadini notoriamente auto-dipendenti come commercianti, residenti del centro e mamme elementari, forse si può iniziare a sperare che il vento del nord sia arrivato a spazzare via l’irrespirabile aria modenese.

Città a misura di cargo-bike

Nel 2021 ci sarà un fondo di 2 milioni di euro per incentivare l’acquisto di cargo bike e cargo bike a pedalata assistita: la misura è rivolta alle micro e alle piccole imprese che svolgono attività di trasporto merci e, in questo modo, potranno ricevere il 30% di credito d’imposta per acquisto di cargo bike (fino a un massimo di 2.000 euro l’anno). Il provvedimento è stato inserito nel “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023”.

Indubbiamente si tratta di un primo, significativo, passo per promuovere la ciclo-logistica in ambito urbano e decongestionare l’ultimo miglio dal traffico motorizzato dal momento che le consegne contribuiscono a creare inquinamento e disagi soprattutto nei centri storici delle città. Le cargo bike sono una risorsa per la logistica e possono sostituire la seconda (o perché non la prima) auto, garantendo un risparmio sul portafoglio e sulle emissioni.

L’opportunità di diffondere le cargo bike nelle città italiane si deve confrontare però con una necessaria riflessione sul tema della sicurezza e di infrastrutture non sempre adeguate. «Ai sensi del Codice della strada – ha spiegato Enrico Chiarini, consigliere nazionale e co-responsabile Centro studi FIAB – le cargo bike sono velocipedi e, come tutti i mezzi di questa categoria, non possono superare 1,30 metri di larghezza, 3 metri di lunghezza e 2,20 metri di altezza. In assenza di piste o percorsi idonei, devono transitare in carreggiata». Ma come si stabilisce l’idoneità di una ciclabile per questi mezzi? «Su piste monodirezionali larghe almeno un metro e mezzo possono circolare cargo bike larghe fino a 110 centimetri; i tratti ciclopedonali bidirezionali sono aperti alle cargo se sono larghi 3 metri».

Benvenute corsie ciclabili

Stanno finalmente vedendo la luce anche a Modena le nuove corsie ciclabili che il CdS ha definito come “parte longitudinale della carreggiata destinata alla circolazione dei velocipedi nel medesimo senso di marcia degli altri veicoli”: insomma una semplice striscia discontinua alla destra di ogni corsia stradale. Molti cittadini si rifiutano di considerarle come una vera “infrastruttura ciclabile” perché senza una separazione fisica viene messa in dubbio la sicurezza, da parte di chi non è abituato a pedalare in città.

In realtà in quasi tutti i paesi europei dove sono realtà da decenni, i numeri ci dicono che gli incidenti agli incroci, che sono la stragrande maggioranza di quelli tra auto e bici in città, sono da 3 a 12 volte più probabili se invece di una corsia in carreggiata c’è pista ciclabile separata, perché con le bici in strada si ottiene una politica di traffico misto, associata a riduzione della velocità automobilistica e maggiore contatto visivo.

Maggiore sicurezza, minori costi, tempi rapidissimi di costruzione, facilità di manutenzione e pulizia, illuminazione garantita, poco spazio reale sottratto al traffico automobilistico: le corsie ciclabili possono giocare un ruolo importantissimo in un contesto italiano in cui il livello di ciclabilità stenta a crescere.

Ma soprattutto condividere le stesse strutture, oltre ad utilizzarle in maniera più efficiente e meno costosa, obbliga tutti gli attori della strada a rispettare e riconoscere i diritti degli altri, indipendentemente che stiano guidando un SUV da 2,5 tonnellate od un monopattino.

Significa per l’automobilista regolare la velocità per adeguarsi ai bisogni dei più deboli, per un ciclista tenere sempre la propria corsia e la propria mano (ben illuminato di notte visto che si è in strada) e per un ragazzo in monopattino non pensare di essere al parco giochi.

In questo periodo storico individualista in cui siamo tentati a riconoscere i nostri diritti prima che i nostri doveri, separare ed erigere ostacoli tra i cittadini in base al loro mezzo ci appare innanzitutto come una arresa alla convivenza civile che invece dovremmo coltivare nei confronti di chiunque incrociamo per strada.

Ciclo Auguri

La nostra tradizionale festa degli auguri di fine anno si è svolta in modalità “telematica” per superare le restrizioni che quest’anno pandemico ci ha creato. In realtà per FIAB Modena è stato un anno a due facce: da un lato abbiamo dovuto annullare molte gite, dall’altro abbiamo moltiplicato i nostri sforzi per indicare una mobilità diversa delle nostre città. Sforzi che sono stati capiti dai cittadini, se è vero che per la prima volta (e nonostante un programma gite dimezzato) abbiamo superato i 250 soci.

Merito anche della nuova sezione carpigiana che abbiamo inaugurato ad inizio anno e che sul territorio ha ottenuto subito un gran seguito ed ascolto, visto che anche la Giunta ha deliberato come non mai a favore della mobilità ciclistica.

Ed è stata proprio la giunta carpigiana ad essere premiata nella nostra festa, insieme ad Alessandro Amella, uno studente 17enne di San Cesario che si è distinto per aver lucidamente chiesto una mobilità pubblica e ciclabile competitiva con quella automobilistica anche in provincia, ed a Maria Papasodaro proprietaria del Chiaro Cafè di Corso Canalchiaro a Modena che ha proposto una raccolta firme per la pedonalizzazione del Corso. Petizione che sta veleggiando verso quota 2000 firme, a testimonianza del fatto che le ventilate opposizioni alle chiusure tra commercianti e cittadini sono molto meno forti di quanto appare.

Cittadini, studenti, imprenditori, amministratori ci dimostrano una volta di più che le nostre posizioni, semplicemente mutuate da casi di grande successo in tutto il mondo, sono ormai entrate a far parte di una consapevolezza che tornare a città in balia della violenza motoristica non è più possibile.

Per questo ci auguriamo un 2021 di svolta (e liberi dalla pandemia), chiedendo di continuare a sostenerci con le iscrizioni sul nostro sito www.modenainbici.it

Buone Feste e buona bici a tutti.