A qualcuno piace il caldo: retaggi del passato e visioni distorte del futuro, dove sta davvero il progresso?

Quella che in cui siamo appena entrati probabilmente sarà, dicono i meteorologi, l’estate più calda di sempre (almeno da quando si è cominciato a raccogliere i dati sulle temperature): più calda dal 2003, con una siccità già potenzialmente devastante, ghiacciai mezzi sciolti, i nostri fiumi ridotti a rigagnoli, restrizioni sull’irrigazione dei campi e inviti a non sprecare l’acqua. Un caldo e una siccità “eccezionali”? Per nulla: abituiamoci, è la nuova normalità. L’estate più calda di sempre, ma più fresca di quelle che verranno, dicono i climatologi: e sarà sempre peggio se si continua ad affrontare il problema consigliando di accorciare i tempi delle docce anzichè accettare che siamo di fronte a una sfida epocale contro un cambiamento climatico che non si lascia più ignorare.

Qualcuno che abbia parlato di una potenziale “emergenza sanitaria” se la situazione delle riserve acquifere continua così? Cabine di regia straordinarie, piani strategici che affrontino il problema nelle sue tante dimensioni?

Macché. La cementificazione causa ulteriore ritenzione di calore, dilavamento delle acque piovane e perdita della funzione regolatrice del suolo? La cultura dell’abuso dell’auto privata comporta un consumo sproporzionato di combustibile per spostare una persona sola (oltre a creare congestione, rumore ecc.)? Benissimo, cosa c’è di meglio e di più lungimirante che ampliare l’autodromo, con un annesso parcheggio che, in nome del progresso, cementifica un’estensione pari a ospitare 1500 posti auto, su una falda acquifera? Altrove in provincia sono in ballo progetti analoghi: per esempio, un polo logistico da 8 ettari a Nonantola, già attanagliata dal traffico pendolare.

“C’è chi guarda al passato”, si è risposto alle critiche. Eh no, cari, siete voi che guardate al passato: noi pretendiamo un futuro dove i nostri figli possano prosperare, il suolo sia protetto per gli incommensurabili servizi ecosistemici che offre, l’acqua trattata come un bene primario senza il quale non si sopravvive, le auto private siano ridotte a scelta residuale da politiche serie di incentivo ai mezzi pubblici e di incoraggiamento e tutela di chi può scegliere la bici o una bella passeggiata per spostarsi sui tragitti casa-lavoro-scuola-spesa. Un futuro vivibile non può darsi, l’ha detto anche l’ONU a marzo, senza un aumento dell’uso della bicicletta, che è parte integrante delle strategie di lotta al cambiamento climatico ma anche di miglioramento della qualità della vita urbana.

Questo è il futuro a cui guardare.

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