Le ciclabili ci sono, mancano solo i ciclisti: è un rebus comune a molte amministrazioni, ma per capire i motivi basta guardare a ciò che è stato fatto a Modena nelle ultime due legislature. L’ultima ha ereditato dalla precedente:
- il ponte ciclopedonale sulla tangenziale, per anni non collegato a nessuna ciclabile – bello, usato però da pochi esigui cittadini
- la ciclabile di via giardini, stretta, promiscua, spezzata su due lati della strada – progetto nato vecchio e sbagliato, che abbiamo provato a ridefinire senza successo.
- la ciclabile via Emilia est, non ancora terminata dopo 5 anni, che a termine prevederà 11 tratti diversi di piste per larghezza, pavimentazione, segnaletica, cambi di lato della strada – una babele così inospitale che non abbiamo nemmeno provato a migliorarla.
Proprio per rispondere a questo modo disorganico di procedere, senza standard di qualità e senza una visione complessiva della mobilità sostenibile, 5 anni fa avevamo stilato, insieme ad altre 10 associazioni, un decalogo sottoposto a tutte le forze politiche. Prevedeva tra l’altro:
- Moderazione del traffico a 30 Km orari in tutti i quartieri residenziali con forte riduzione delle auto in sosta, e riduzione della larghezza delle carreggiate
- Realizzazione di percorsi ciclabili su tutte le radiali urbane
- Adeguamento degli incroci e degli attraversamenti per dare continuità e sicurezza ai percorsi pedonali e ciclabili (cosa che si poteva cominciare a fare subito)
- Obbligo nel Regolamento Urbanistico di un deposito protetto per biciclette nelle grandi strutture e nei centri aggregatori
- Potenziamento del trasporto pubblico con l’incremento delle corsie preferenziali e riduzione dello spazio occupato dalle auto in sosta
- Messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola
- Riorganizzazione dello spazio pubblico con riduzione di quello assegnato alla mobilità privata
- senso unico eccetto bici nelle strade del centro ove possibile (cosa che si dovrebbe cominciare a fare SUBITO)
A parte Pellacani (Forza Italia), 5 anni fa ogni partito aveva approvato i contenuti del decalogo. Chi sarebbe poi diventato sindaco, Giancarlo Muzzarelli, nel faccia a faccia giornalistico con lo sfidante al ballottaggio aveva promesso di estendere le zone 30, completare la rete ciclabile, mettere in sicurezza i percorsi casa scuola, il ridimensionamento delle sedi stradali a favore di ciclabili e marciapiedi, discussione immediata del progetto per Gigetto, senso unico eccetto bici nelle strade del centro ove fosse possibile.
In seguito alla sua elezione, visto che sappiamo bene che questi sono temi divisivi e impopolari, avevamo garantito il nostro supporto al Sindaco nel caso si fosse impegnato in almeno uno dei punti del decalogo, ben coscienti che realizzarli tutti sarebbe stata una utopia. Ricordiamo ancora le parole del nostro ex presidente: “siamo un po’ stanchi di fare proposte e non vederne mai realizzate neanche una. Non dico che siano tutte condivisibili, ma almeno su una avremo ragione?”
Purtroppo, i fatti di questi 5 anni fotografano un altro zero assoluto: nessuna vera zona 30 nuova, nessun doppio senso ciclabile, nessuna ciclabile sulle radianti, (quasi) nessuna messa in sicurezza di incroci e nessun percorso casa scuola. Gigetto è ancora “il trenino del cuccio”, le carreggiate sono sempre larghe uguali, la segnaletica sulle ciclabili è spesso contraddittoria e sbagliata, nei centri commerciali e luoghi di aggregazione si continuano a mettere vecchi ed insicuri scolapiatti invece che depositi protetti (fa eccezione solo quello a Porta Nord).
Se vogliamo trovare i simboli di questa incoerenza, possiamo ricordare queste vicende:
- Il sottopasso BenFra, scollegato dalla rete ciclabile, lungo, nascosto, mezzo ciclopedonale, mezzo ciclabile, con 3 curve cieche – un collage di superficialità progettato da chi non è mai andato in bici
- Porta Nord, una ampia zona a vocazione pedonale dove sono state disegnate piste promiscue ciclo-pedonali, con intersezioni solo pedonali tra le piste … in mezzo ad un mare di auto parcheggiate fino a 5 metri dall’ingresso della stazione.
- viale Barozzi, che è passata da autostrada a 3 corsie cittadina … ad autostrada a 2 corsie, nessun rallentamento del traffico – con una pista bidirezionale larga 2 metri – nemmeno il minimo di legge previsto – neanche uno spazio di sicurezza per l’apertura improvvisa della portiera lato passeggero
- Piazzale Sant’Agostino, a soli 300 metri e a quasi 10 anni dalla realizzazione del Novi Park che avrebbe dovuto determinarne la restituzione alla cittadinanza, è ancora incredibilmente un parcheggio che deturpa una delle principali piazze di Modena, ingresso al salotto della città, tra i Musei ed il nuovo polo culturale del S.Agostino.
Basta dire che ancora nelle scorse settimane è stata approvata una nuova infrastruttura ciclo-pedonale promiscua ai Torrazzi, di quelle che la normativa vieta se non nei parchi e dove non c’è spazio per altre soluzioni. Tutto questo inibisce molti cittadini ad usare la bici, e quindi induce l’opinione pubblica a pensare che i soldi spesi in ciclabilità siano sprecati, e ad opporsi a nuovi interventi. Sinceramente, nel 2019 preferiamo non vedere realizzare nulla se la qualità e la filosofia del costruito deve essere a livelli di 50 anni fa.
Tanto è stato insignificante e dannoso quel poco che è stato fatto, che alle elezioni dello scorso mese abbiamo deciso di non sottoporre ai candidati sindaci le nostre richieste per una mobilità sostenibile, per evitare così una inutile adesione di tutti, o quasi tutti, salvo dimenticarsene subito dopo.
Infatti, come al solito, i partiti che in questi anni si sono occupati solo della mobilità delle auto e delle merci, sostenendo ed approvando la realizzazione di altre autostrade bretelle e tangenziali con l’impiego di ingenti risorse pubbliche, o che hanno parlato solo della “mobilità” degli immigrati, sono diventati improvvisamente ambientalisti e sostenitori della pedonalità diffusa.
Ora il Sindaco ha ricevuto un ampio mandato, ha in giunta un assessore alla mobilità che conosce le nostre proposte, ha davanti un quinquennio ma i problemi sono ancora tutti sul tavolo e le difficoltà di portare avanti una nuova mobilità non sono diminuite. Anzi, si sono radicate nuove resistenze e le nuove chimere della mobilità automobilistica elettrica e delle guida autonoma tendono a raccogliere sponsor importanti ed influenti. Temiamo che risorse ed attenzioni prioritarie verranno dedicate a questi argomenti, che purtroppo non risolveranno problemi di traffico, parcheggio congestione e degrado cittadino, riproponendo di fatto un modello di mobilità auto centrico ormai messo in discussione in tutti i paesi avanzati.
Fuori dall’agone elettorale torniamo a dare la nostra diponibilità “critica” ancora una volta al Sindaco ed alla sua giunta, a sostenerlo se vuole fare queste battaglie: il PUMS appena approvato prova a dare risposte a tutte le questioni rimaste sotto il tappeto in 20 anni di inconcludenza e negligenza, di cui gli ultimi davvero in controtendenza rispetto alle migliori prassi. Speriamo che la prossima giunta le affronti nei primi 2 anni, perché dopo sappiamo che ci si preparerà ad altre elezioni e quindi non si farà nulla per paura di scontentare chicchessia.
Il nostro supporto ci sarà solo quando:
- Si vorrà una città davvero più sicura per giovani ed anziani e più accogliente per tutti,
- Si proporranno “salotti” e spazi vivibili in ogni quartiere, e non solo nel centro storico
- Si vorrà contrastare l’abuso del mezzo privato
- Si vorrà contrastare l’occupazione sistematica ed illegale di spazio pubblico sui marciapiedi, negli incroci, nelle piste ciclabili, davanti alle scuole;
- Si vorrà riorganizzare un trasporto merci cittadino, che adesso vede camioncini da 35 quintali consegnare la spesa ad un anziano, o un telefonino ordinato su uno shop online cinese.
Si tratta, insomma, di dare risposte a tutte quelle persone che ogni venerdì manifestano per l’ambiente. Se non ora, quando?